- Scritto da Redazione
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Quando si parla di cose preziose e di valore,di oggetti inestimabili,di rarità e quant'altro,il pensiero corre automaticamente all'oro.
Non è casuale tale ovvia e scontata considerazione, specie quando il metallo incorruttibile ha segnato tutte le fasi storiche ed esistenziali del nostro essere uomini, in lotta con la natura ostile prima,e fedeli alleati oggi,per garantirci un futuro e una evoluzione.
Migliaia di anni di evoluzione e di civiltà,hanno prodotto l'uomo che noi conosciamo e temiamo,ma quel che non è cambiato quasi per niente,in questi millenni e il rapporto con l'oro,sia sotto l'aspetto economico che sotto l'aspetto ornamentale.
Quel che più stupisce e che anche la tecnica di lavorazione e rimasta sostanzialmente identica,anzi ancor oggi,alcune tecniche rimangono sconosciute e la perfezione di alcuni monili raggiungono vette ineguagliabili .
La considerazione più ricorrente di una donna che visita un museo e che osserva le vetrine destinate ai pezzi di oreficeria,e la bellezza ,l'attualità e modernità dei pezzi,con quella naturale propensione ad averli,non per l'intrinseco valore artistico,ma come oggetto da ostentare e indossare nelle occasioni importanti delta vita. E' questo il senso logico che ha contraddistinto la creazione e l’evoluzione della oreficeria nei secoli,la sua inutilità materiale,la esclusiva destinazione all'incanto al desiderio,alla fantasia,alla bellezza della ricchezza,mancando o difettando la bellezza naturale......
E' facile comprendere che in questi lunghi travagliati secoli,si è cercato di trovare le più svariate e a volte fantastiche considerazioni sul valore di quel tipo di oggetto o monile, sulla forma dello stesso,sul significato e correlazione con gli avvenimenti della vita solo fine di ingannare se stessi,giustificando cosi il possesso di un oggetto non indispensabile.
- Scritto da Redazione
- Categoria: Da conoscere
Di antichissime origini e legata alla tradizionale e gustosa cucina contadina, si racconta che secoli addietro una donna montecalvese, irritata dai tradimenti del marito, volle sfogare la rabbia che aveva in corpo,inventando una pasta. Il tutto appare comprensibile, se si pensa al modo in cui viene lavorato l'impasto (con buona foga), lo strappo del pezzo di pasta che viene accecato (cicato) con l'indice e il medio della mano, movimenti che ben esemplificano e testimoniano la rabbia della moglie cornuta, che riuscirà, proprio con questo piatto a riconquistare il marito. La fantasia popolare é il sale di ogni civiltà e l'orgoglio di un paese, che con la più antica Sagra della Campania XXXIV edizione - 15 Agosto "Sagra dei Cicatielli e del pane di Montecalvo" cerca di mantenere vive le sue tradizione gastronomiche e folkloriche (Gruppo Folk la Pacchiana). Ingredienti per 4 persone: Farina di grano duro (saraolla) 400 grammi e acqua tiepida (per l'impasto) Condimento: 3 varianti-connesse alla stagione: - Ragù di carne con la braciola (braciola della moglie);
- Scritto da Redazione
- Categoria: Da conoscere
Una tappa interessante della passeggiata nel centro storico del paese è offerta dall'Ospedale di Santa Caterina, di cui sono visibili i ruderi percorrendo via Longara Fossi. Il complesso architettonico, che comprendeva oltre all'ospedale anche un monastero, fu costruito, di ritorno dalla Terra Santa, dai Cavalieri di Montecalvo appartenenti al Sacro Ordine Gerosolimitano. A loro si deve anche l'importazione dall'Oriente del culto di Santa Caterina d'Alessandria. L'ospedale, già attivo nel XIII secolo, ha funzionato con una certa regolarità fino ai primi anni del 1800, come si evince anche dai documenti relativi alle varie visite pastorali degli Arcivescovi metropoliti di Benevento.La storia del complesso è segnata dall'importante figura del Beato Felice da Corsano, al quale fu affidata la cura dell'ospedale e della chiesa nel 1518, grazie all'intervento di Sigismondo Carafa. Nato nel feudo di Corsano nella prima metà del Quattrocento, il Beato Felice fondò a Deliceto, nel foggiano, una chiesa dedicata alla Madonna della Consolazione ed un convento a cui fecero capo poi altri quattordici, situati tra Puglia e Campania. Fu inoltre promotore nel 1492 di una riforma dell'ordine agostiniano detta “Ilicetana” contemporanea del movimento di riforma di Lutero.
- Scritto da Amministratore
- Categoria: Da conoscere
Rudere del pilone di un ponte, con gli innesti delle arcate che una volta vi si appoggiavano; il ponte è detto anche “del Diavolo”, poiché in una leggenda agiografica, tra le altre cose, si narrava che era stato eretto e distrutto magicamente in una sola notte dal Diavolo. Lontano da ogni opera dell’uomo, alto e scabro, lo spuntone atterriva veramente i viandanti creduloni che non potevano evitare di passarci vicino di notte.
In realtà il pilone è tutto ciò che resta di un ponte romano che, come quello delle Chianche, nel territorio di Buonalbergo sorgeva lungo la Via Traiana, costruita agli inizi del II sec. d.C. per collegare più celermente Benevento a Brindisi, rispetto alla più antica Via Appia che portava ugualmente a Brindisi, ma passando da Aeclanum.
- Scritto da Dott.Antonio Stiscia
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E’ passata in sordina la festività in onore del glorioso San Felice,patrono del nostro paese. Eppure anche quest’anno ha ripetuto il miracolo della pioggia che copiosa e salutare ha rigenerato le terre, portando frescura e giovamento alle genti. Son passati 17 secoli dal suo martirio e nulla si è fatto o pensato per ricordarlo. Da oltre 3 secoli protegge Montecalvo che,privilegiata, ne conserva i sacri resti mortali.Sembra quasi che il paese abbia perso la voglia di vivere e di credere,sulla scia di uno stupido assioma che collega la festività di un santo alla festa delle luminarie,dei cantanti e dei fuochi di artificio, in un clima di allettanti odori di carne alla brace,che sovrastano i sacri fumi di incenso. Vanno in fumo tante preziose risorse economiche da destinare,invece, alla cura delle anime e al culto dei Santi e delle tradizioni.Il lento svuotamento delle Chiese e la scarsa partecipazione alle funzioni religiose ne sono una conseguenza evidente,non solo in questa parte del mondo.Significativa la presenza di solo 7 persone,di cui 4 spagnoli,alla Messa vespertina tenuta nella Basilica di San Lorenzo a Firenze,solo qualche giorno fa,in una città ricca di storia e dove, assurdamente,si paga il biglietto per accedere ad alcune chiese, dimenticando che sono luoghi di fede e di raccoglimento e che se sono il più alto esempio della bellezza terrena, frutto dell’ingegno umano che diventa arte allorché cerca di accostarsi a Dio. Le opere d’arte sono il frutto migliore di una civiltà e quelle di carattere religioso la massima espressione. Ogni giorno perdiamo una grande occasione,allorché, non “approfittiamo” del bello per raggiungere la bellezza,rinunciando, scioccamente, a leggere il romanzo dell’uomo ,di cui stiamo ancora scrivendo le pagine più coinvolgenti. Ma veniamo a San Felice,di cui ho già scritto una breve biografia,pubblicata su questo stesso sito,per presentare un Sonetto,scritto agli inizi dell’800,da un poeta montecalvese, sicuramente iscritto al Sacro Collegio d’Arcadia,di cui conservo il manoscritto inedito e che è firmato semplicemente “Morelli”,un modo semplice e sincero per ricordare un grande martire,vanto del nostro straordinario paese.